Non c’è “bella pittura” nei quadri di Alfredo Tanchis. In comune con molti artisti contemporanei, Tanchis non ha abilità pittorica. Non ha frequentato nessuna scuola di pittura. Non sa cosa sia la figura o la proporzione, tantomeno la prospettiva. Non ha mai avuto un maestro. […]
Eppure qui e ora c’è una mostra con trenta dipinti che mi interessa e mi affascina. C’è qualcosa che resiste o che esiste anche se non è “bella pittura”, qualcosa che non si impara a scuola, che non ha bisogno di maestri, che fa a meno delle proporzioni. Quel poco di prospettiva appena accennata è sufficiente. E per quanto riguarda il disegno che Tanchis ha usato poche volte, una sola volta basta a fare un piccolo capolavoro. Penso all’automobilina sospesa a mezz’aria tra il fondo pistacchio e il tetto del grattacielo, in quel quadro regna un’atmosfera rarefatta, l’istante, alla Piero della Francesca, l’equilibrio è quello metafisico di Carrà. E quella inquietudine così necessaria all’arte contemporanea non ha bisogno di dettagli: non sono tempi di dettagli questi, ora che la critica deve essere comprensibile proprio perché la pittura cerca di non esserlo affatto.
Crobu
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