“Una città infelice può contenere, magari solo per un istante, una città felice; le città future sono già contenute nelle presenti come insetti nella crisalide“
Italo Calvino, Le città invisibili
Tra asfalto e ruggine, Federico Carta, ci conduce in un viaggio visionario che invita ad andare oltre, ad essere curiosi.
Una spinta di curiosità per trovare le storie che si rivelano tra i panni stesi, per scoprire gli incontri che si consumano in periferia, per sentire i muri che parlano e i silenzi della città.
L’atmosfera poetica è quella urbana, le storie che si raccontano parlano della desolazione dell’ambiente naturale e delle fragilità del grande sistema metropoli.
Città distrutte e città del futuro, in cui la natura invadente sembra riprendersi la città, farsi a sua volta città. Una forza che invita a r-esistere in attesa di un mondo che deve ancora nascere.
Tuttavia nella raffigurazione di questa inesorabile rovina non ci sono elementi drammatici che evocano l’allarme, non c’è tragedia, anzi tra i segni oscuri si avverte la presenza della vita come la parte più luminosa nella crisi della società urbana.
Marco Peri
Foto © confinivisivi
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