Un parco nel cuore del fremito cittadino si propone di essere punto di rottura e, allo stesso tempo, raccordo fra la quotidianità e la rigenerazione spirituale dell’individuo che sceglie di attraversarlo.
L’integrazione fra la vegetazione, gli elementi della terra e la sensorialità ad essi collegata con gli edifici che attorniano lo spazio aperto inducono con naturalezza a questo riposizionamento della mente. Uno spazio per esprimere, per creare, luogo fisico e luogo mentale, intimo e pubblico allo stesso tempo.
E’ la sfida al caotico vivere giornaliero, una parentesi di silenzio.
La città non si può fermare: corre e noi con lei. Si può, però, creare uno spazio per l’ascolto del suono intimo della natura e della cultura.
Ecco, quindi, che il principale elemento che connota il progetto diviene l’acqua (peraltro presente in grande quantità nell’area): in movimento, col suono che copra o almeno allontani quello del traffico veicolare, con la capacità di riflettere e di amplificare gli elementi che vi si specchiano;
il verde come presenza significativa in alcuni casi “monumentale e scenografica” in altri barriera o filtro tra esterno ed interno del parco;
le strutture architettoniche poche e tutte a creare una natura artificiale, i piani inclinati, gli ombreggi, le pareti grigliate, i materiali ed i dettagli di progetto che, dovendo confrontarsi con gli elementi naturali, sono forzatamente asciutti, formalmente poco caratterizzati.
Il risultato è un organismo nel quale il suolo naturale e quello artificiale si integrano senza soluzione di continuità, irrorati dal verde, l’acqua e la pietra.
Il Parco si vede, ma in qualche misura si scopre, dal Parco si vede la città e dalla città si vede il Parco.
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